Nel numero speciale del giornalino/rivista “Lo sguardo di Geppetto. Rivista di Arte&Cultura del Gianelli” gli studenti della terza secondaria, guidati dalla professoressa Benedetta Bondesan, hanno approfondito il tema della trasformazione della città, interrogandosi su quanto la rigenerazione urbana fatta soprattutto attraverso il colore possa contribuire a migliorare la qualità di vita degli abitanti, in particolare delle periferie.
Riportiamo alcuni stralci dei testi dei ragazzi, sul giornalino gli articoli completi, corredati da disegni ad acquerello. Buona lettura!
“L’uomo ha sempre avuto bisogno di abbellire i luoghi in cui viveva, come fosse un bene/bisogno primario. Il colore, asservito alla riqualificazione dei luoghi, è spesso presente, ma se ne sottovalutano le potenzialità, se non è riuscito ancora a conquistare la nostra cultura come si conviene” Maria Alessandra Serio (Roma, quartiere Testaccio)
“Se vuoi rimanere a bocca aperta, non perdere la street art a Tor Marancia di Roma. Troverai opere colorate su intere facciate di case!” “Rafael Gerlach ha trasformato la facciata di un palazzo in un turbine armonico di colori accesi. Mentre lavorava, si fermarono ad ascoltare due inquilini del palazzo e, nonostante il senso gli fosse incomprensibile, i gesti, i suoni e gli accenti e le intonazioni diventano pittura. Con naturalezza. Una cascata sfavillante di parole” Lorenzo Falzone (Roma, Tor Marancia)
“Ogni murales incarna una storia di riscatto negli occhi di chi vive il quartiere ogni giorno” Giorgia Lanna (Roma, Tor Marancia)
“Tor Marancia è stata completamente trasformata dalle opere di 20 artisti internazionali” Matteo Dell’Orfanello (Roma, Tor Marancia)
“Oggi, grazie al festival, questi stessi spazi cresciuti e mutati nel tempo ospitano opere realizzate da 35 artisti di fama internazionale che hanno dipinto il quartiere Lunetta di Mantova, come fosse una tela bianca, rifinendone gli spazi, i paesaggi e la società” su Mantova, quartiere Lunetta – Flaminia Sabatini e Francesco Berneschi (Mantova, quartiere Lunetta)
“L’artista nell’opera è partito da due personaggi, il padre e il figlio che aggiustano un robot gigante. Robot che rappresenta un archetipo, un proprio sogno o un risultato. Che cosa può fare questa macchina? Potrebbe aiutare a sconfiggere il surriscaldamento globale, portarli sulla Luna, qualunque cosa di cui loro hanno bisogno… Per quanto sia incredibile la pioggia di plastica non impedisce ai due di continuare a concentrarsi nella ricerca del sogno e della conquista dell’obiettivo” Tahniat Nur (Mantova, quartiere Lunetta)
“Barriera di Milano è una periferia come molte altre: multiculturale e problematica, ma nel contempo molto attiva: molte, infatti le iniziative e i progetti di riqualificazione, tra i quali spicca il bando BART – Arte in Barriera, aperto ad artisti, grafici, designer e architetti” Christian Orati (Torino, quartiere Barriera di Milano)
“L’opera si è ispirata al pittore olandese Piet Mondrian, appartenente alla corrente del Neoplasticismo. Un’opera che dopo tanto tempo è finalmente diventata reale, portando un tocco di colore e un po’ di allegria lì dove c’era un “vuoto urbano”, a causa del crollo di una palazzina. La speranza di questo progetto è che possa fare da sprono ad altri progetti simili in tutta la città, soprattutto nelle periferie in cui i ragazzi vivono circondati dalla desolazione” Luca Masini (Bari, centro storico)
“Il risultato fu un campo di basket caratterizzato da forme e colori mai visti prima, ma soprattutto l’inizio di quello che sarebbe diventato un progetto globalmente riconosciuto. Attraverso questo campo di basket si cerca di esplorare la relazione tra sport, arte e cultura e quello che viene fuori è un potente indicatore socio-culturale del nostro tempo” Martina Venezia (Parigi, quartiere Pigalle)
“È l’ultimo mercato costruito a Barcellona, rinnovato nel 2005, una piccola meraviglia nella zona della Ribera nella Ciutat Vella; è un’architettura barcellonese con ceramiche multicolore e struttura in legno” Edoardo Rambone (Barcellona, Mercato di Santa Caterina)
“Il colore in architettura può innescare dei meccanismi sul comportamento delle persone. In questo intervento, voluto dal sindaco di Tirana, Edi Rama, per intraprendere un processo di riqualificazione della città, il colore è predominante e gioca un ruolo chiave. Un gruppo di giovani artisti, insieme con gli abitanti della città, hanno pitturato le facciate degli edifici, rendendole accattivanti, affascinanti e nuove nel panorama urbano” Alessandro Paggi (Tirana)
“Favela painting è il nome di un progetto portato avanti dagli artisti olandesi Jeroen Koolhaas e Dre Urhahn (noti come Haas&Hahn) con l’aiuto della popolazione locale delle favelas per creare delle opere d’arte della comunità.” Giovanni Tomassi (Vila Rosa di Port-au-Prince, Haiti)
“Il terzo progetto Favela painting ha coinvolto la formazione dei giovani locali nella pittura e sono state impiegate 25 persone per completare il lavoro in un mese. L’obiettivo principale era di creare un’enorme opera comunitaria che fungesse da catalizzatore per il miglioramento degli alloggi e dei quartieri” Anastasia Del Sette (quartiere Santa Marta, Rio de Janeiro)
“Il quartiere nord di Philadelphia, Germantown, rinacque nel 2012 grazie ad un coloratissimo dipinto murale che si estende su ben 54 edifici; il colore diviene connessione tra gli edifici, vettore di bellezza e ingrediente fondamentale per il cambiamento. Il rinnovamento sociale che produsse in termini di orgoglio collettivo fece sì che gli abitanti continuassero il progetto trasformando via via l’estetica dell’intero quartiere” Giulia Cristian (Germantown, Philadelphia)
“Nel 2012 questa lunga via venne trasformata dipingendo gli edifici come un coloratissimo murale, restituendo all’osservatore un effetto davvero strepitoso, se consideriamo le foto che ritraggono la stessa via prima dell’intervento. I colori accesi danno una piacevole sensazione di novità e cambiamento e invitano a frequentare e vivere la strada che oggi è a misura d’uomo.” Valerio Corsi (Germantown, Philadelphia)
“L’intervento di rigenerazione urbana ha proposto un volume frastagliato da una serie di tagli plastici. Il complesso multifunzionale viene percepito così come composizione di parti, identificate ciascuna per il colore sempre diverso delle facciate. Il colore crea diversificazione, ma anche ordine e completezza. A Renzo Piano è cara la parola “sorpresa”: è antidoto alla monotonia degli ambienti urbani. Ci insegna che gli edifici non devono prendere possesso del territorio su cui insistono, ma “restituire alla strada ciò che la strada merita. Essa è un’architettura che dialoga e che si dichiara aperta verso lo spazio sociale collettivo” Martina Lauri (area del Central Saint Giles, Londra)
“Il complesso di edifici di Park Hill è stato terminato nel 1961, ma il degrado delle condizioni strutturali e abitative nel corso del tempo determinarono il declino è l’abbandono degli edifici negli anni ’80. Negli anni 2000 grazie all’azione congiunta di più enti si decide di iniziare i lavori per la riqualificazione strutturale-architettonica e paesaggistica di Park Hill. Viene salvaguardata solo la struttura intelaiata, le tamponature in mattoni sono state sostituite con pannelli di alluminio preverniciato con effetti cromatici forti, vengono ampliate le finestre.” Antonio Valeri (Park Hill, Sheffield)
“In via Beatrijsstraat, a Rotterdam, possiamo ammirare una successione di case a schiera moderniste: questo preciso schema architettonico olandese viene interrotto da un vero e proprio villaggio interamente colorato di azzurro… munito di alberi, panchine, docce all’aperto e anche una piazza; una vera città nella città” Luca Tarquini (Rotterdam)
“Il WoZoCo è un progetto residenziale di 100 unità immobiliari per anziani. Le soluzioni di progettazione intelligenti e a basso costo come questa hanno contribuito al progetto di social housing con i costi di costruzione più bassi di Amsterdam. A ogni galleria è stata data una diversa prospettiva, mettendo le varie finestre e i balconi su piani diversi, con materiali e colori differenti” Camilla Borrelli (Amsterdam)
“La residenza “la Pergola” nata negli anni ’60 comprende nove edifici, con 481 unità residenziali e ospita 1055 famiglie. L’operazione di riabilitazione di questa costruzione è nata dall’esigenza di dare abitazioni dignitose ai residenti e di ridurre drasticamente i consumi energetici” Giulia Piacentini (Montpellier)