Il Rapporto tra Cinema e Pittura, esame di Myriam P.

«Sono alla ricerca, mi sto sforzando, ci sono dentro con tutto il cuore» (Vincent van Gogh)

Il Rapporto tra Cinema e Pittura

Quando la Preside mi ha consegnato il foglietto con l’argomento per il mio esame di terza media, ho avuto tante reazioni diverse una dall’altra: “Bello il cinema, mi piace, e anche la pittura!” “Oddio, ma che scrivo? Ci sono tante cose da dire!” “E questa frase? Sembra un biscotto della fortuna, da interpretare!”

Poi mi sono calmata (eh, come no) e ho cominciato a riflettere sulla frase, e su van Gogh, artista che mi è sempre piaciuto, dalla vita complicatissima e con un finale molto triste. Lui “c’era dentro con tutto il cuore” ma anche io ci sono dentro: alla scuola, al Gianelli, al cinema e, perché no, alla pittura.

Ho scelto quindi di parlare di come il cinema abbia raccontato van Gogh e la sua pittura: Cinema e Pittura, infatti, entrano in relazione in due modi principali:

  • Il cinema che cerca di imitare la pittura  agendo sulla fotografia, l’illuminazione, la saturazione del colore, o anche con effetti speciali per riprodurre «fedelmente» il tratto dei pittori, che coinvolge ed emoziona senza parole
  • Il cinema che racconta la pittura e i quadri  andando a studiare le biografie e, spesso, gli epistolari dei pittori famosi, le cui vite sono spesso tormentate ed affascinanti, e possono «aggiungere» emozioni a quelle date dalle opere d’arte, anche grazie a sceneggiature emozionanti e a colonne sonore coinvolgenti

Da sempre il Cinema (ma anche la TV) è stato affascinato dalla pittura di van Gogh e soprattutto dalla sua vita (di cui ho parlato durante la presentazione), particolare, ricca di avventure, disavventure, malesseri, litigi e creatività; in gran parte, le sceneggiature dei film dedicati a questo Artista sono state basate sul suo ricchissimo epistolario destinato al fratello Theo.

Altro aspetto affascinante di van Gogh per il cinema è che abbia vissuto in Francia durante la Belle Époque, l’Epoca Bella in cui tante invenzioni (il telefono, il telegrafo… fino ad arrivare al cinema stesso, anche se più avanti) e un clima di speranza e progresso (rappresentato dalle Esposizioni Universali); questo aspetto interessava anche me, perché ne abbiamo parlato tanto in tante materie.

Per non annoiare i lettori 😊 raccontando di tutti i film che hanno parlato di van Gogh e dei suoi quadri, ho preso in esame solo alcuni esempi per me più significativi:

  • «Van Gogh» di Alain Resnais, 1947, un cortometraggio in bianco e nero (ufficialmente perché così si sarebbero viste meglio le pennellate, ma in realtà perché… costava meno) e dalla colonna sonora tesa ad esprirmere la follia di van Gogh, con suoni sconnessi e stridenti
  • Il capitolo “Corvi” di «Sogni» di Akira Kurosawa, 1990, un film composto da 8 episodi che rappresentano alcuni sogni e la vita del Regista, con lo stile del «realismo magico» (la realtà «normale» con elementi magici e fantastici); nell’episodio dedicato a van Gogh il Regista fu ossessionato dal rappresentare correttamente i colori e le pennellate di van Gogh, usando filtri, location somiglianti ai quadri (anche modificandole) e persino chiamando a collaborare George Lucas e la sua Industrial Lights & Magic, il creatore di Star Wars – inoltre usò il bellissimo Preludio in Re Bemolle Maggiore Op. 28 N. 15 di Chopin, detto «La Goccia» , in cui una nota si ripete fissa, implacabile, senza fermarsi mai – per far capire l’ossessività di van Gogh
  • «Van Gogh, Painted With Words» di Andrew Hutton e Alan Yentob, 2010, una sorta di film – documentario con Benedict Cumberbach (Dr. Strange) nei panni dell’Artista; la particolarità del film sta nel fatto che tutte le frasi e i disegni mostrati sono presi dalle lettere che Vincent mandava all’amato fratello Theo
  • «Loving Vincent» di Dorota Kobiela e Hugh Welchman, 2017, un “Film – Esperimento” rivoluzionario: gli attori hanno girato tutto il film in solo 12 giorni, davanti a un «green screen»; successivamente 125 pittori, provenienti da tutto il mondo, hanno poi reso ogni singolo fotogramma in un dipinto fatto a mano, per un totale di quasi 67.000 quadri, tutti in «Stile Van Gogh»  questa parte della produzione ha richiesto più di cinque anni di lavoro

Infine, ho voluto parlare di un esempio a me molto caro: «Vincent and The Doctor», decimo episodio della quinta stagione di Doctor Who – di Richard Curtis e Johnny Campbell, 2010

Sono una grande fan di Doctor Who, e questo è uno dei miei episodi preferiti. Secondo me era un esempio perfetto per parlare dei rapporti tra pittura e cinema, perché

  • È stato sceneggiato da Richard Curtis, uno dei più famosi sceneggiatori inglesi per il cinema («Quattro Matrimoni e un Funerale», «Notting Hill», «Il Diario di Bridget Jones», «Love Actually»…)
  • È stato molto curato dal punto di vista
    • della scelta degli attori (alcuni importantissimi, come Bill Nighy, l’attore che interpreta il critico d’arte)
    • dei costumi
    • delle scenografie e location (addirittura hanno ricreato il Caffè di «Terrazza del Caffè la Sera» di Van Gogh)
    • della colonna sonora, che racconta la storia e le emozioni insieme alla sceneggiatura
  • Ha avuto un grande successo e un grande impatto sugli spettatori, tanto che la BCC, quando lo mise in onda, mise a disposizione degli spettatori un numero verde per chi si trovasse in una situazione simile a quella di Van Gogh (depressione, istinti suicidi) che fu tempestato di chiamate

Richard Curtis ha usato van Gogh e i suoi “mostri interiori” per esplorare il tema del disagio mentale e, in particolare, il fatto che Van Gogh non fosse mai stato cosciente del proprio valore, anche perché non fu molto apprezzato in vita.

Anche in questo caso la colonna sonora è molto importante: infatti il pezzo forte dell’episodio è composto dalla rock band inglese Athlete, col brano «Chances» le cui parole spiegano benissimo il messaggio relativo a Van Gogh e alla sua condizione

Take all your chances while you can
Never know when they’ll pass you by
Like a sum a mathematician cannot solve
Like me trying my hardest to explainIt’s all about your cries and kisses
Those first steps that I can’t calculate
Cogli tutte le opportunità quando puoi
Non si sa mai quando ti ricapiteranno
Come una somma che un matematico non riesce a risolvere
Come me, che provo con tutto me stesso a spiegare.Tutto ruota intorno ai tuoi pianti e ai tuoi baci
Come quei primi passi che non riesco a pianificare

Questa colonna sonora accompagna un momento particolarmente significativo nell’episodio ovvero quando il Dottore e la sua assistente, Amy, portano van Gogh a sentire un moderno Critico d’Arte che, usando tutti superlativi assoluti, loda il pittore e la sua arte. Van Gogh si commuove fino alle lacrime e, piangendo, lo abbraccia.

Inoltre, il Critico afferma che nessuno, prima di Van Gogh, abbia «usato la propria Passione e Dolore per mostrare l’estasi e la gioia e la magnificenza del nostro mondo…»  e mi sono chiesta…

Ma è davvero così?

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,

 perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna. (Giovanni 3,16)

Una delle ultime opera di Van Gogh, dipinta pochi mesi prima di togliersi la vita, è una Pietà, nata come studio (cioè una copia) di una stampa di Delacroix, per la sorella Willelmien; van Gogh voleva mostrare la “maternità sofferente”, ma ha dipinto il volto di Maria in modo che sembri piuttosto sereno. Inoltre l’Artista ha dipinto il volto di Gesù in modo che gli somigliasse molto (persino con barba e capelli rossi)… Forse voleva dirci anche altro?

Non ho la risposta, ma sono contenta che il cinema e una delle mie serie televisive preferite (e, naturalmente, il Gianelli) mi abbiano permesso di farmi questa domanda.

«Sono alla ricerca, mi sto sforzando, ci sono dentro con tutto il cuore» (Vincent van Gogh)

«Sono alla ricerca, mi sto sforzando, ci sono dentro con tutto il cuore»

(Myriam, al Gianelli da 13 anni)